“Fare, ma anche fare conoscere”: la vita di Ambrogio Fogar in mostra a Milano
di Greta Di Maria
Porte aperte, fino al 20 dicembre nella sede storica dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, a Milano. Su iniziativa del decano dei giornalisti nautici italiano Eolo Attilio Pratella, appassionati o semplici curiosi avranno così la possibilità di compiere un piccolo viaggio nella storia della vita di Ambrogio Fogar. In esposizione pannelli fotografici, libri e oggetti personali che aiutano a percorrere sia la vita che le imprese compiute da Fogar, in onore del decennale della sua scomparsa. Ed è stata giusto oggi, 12 dicembre, l’inaugurazione ufficiale della mostra, patrocinata dal Comune di Milano che, con caloroso rispetto, presto intitolerà una via o una piazza al famoso viaggiatore e cavalcatore delle onde.
Inaugurata oggi l’esposizione, patrocinata dal Comune di Milano che, con caloroso rispetto, presto intitolerà una via o una piazza al famoso viaggiatore e cavalcatore delle onde.
Un omaggio alle imprese dell’esploratore dal motto “Fare, ma anche fare conoscere”. Così, Ambrogio, a dieci anni dalla sua scomparsa, viene ricordato nella sua città. Una grande figura di velista, navigatore, esploratore, comunicatorie e personaggio sempre in movimento, in grado di ispirare le persone con le sue imprese. Un grande gesto che, più di ogni cosa, mostra il fatto che Fogar è stato soprattutto un “marinaio d’Italia”.
E grazie al supporto del giornalista Eolo Attilio Pratella, nonché portavoce e referente della famiglia, i marinai milanesi sono riusciti a dare forma a questo ricordo di un loro illustre cittadino, scomparso nella loro Milano nel 2005 all’età di 64 anni. Un inizio della mostra niente male, con un’inaugurazione ufficiale, insieme alla presenza delle autorità, all’Assessora allo Sport di Milano Chiara Bisconti, del consigliere comunale Alessandro Giungi e dei componenti della famiglia Fogar, tenuta oggi alle ore 16.30 presso la sede ANMI in viale Gorizia9/B.
Una vita avventurosa, quella di Ambrogio Fogar, iniziata quando nel 1972 ha deciso, a bordo della sua barca a vela di 11 metri Surprise, di partecipare alla OSTAR, una celebre transatlantica per solitari, lungo la rotta Inghiliterra- Stati Uniti con un indiscusso e onorevole piazzamento, considerando un’avaria al timone che non potè usare per quasi tutta la traversata. Ed è stato proprio il suo essere solitario a fare di lui una figura di spicco nella caotica Milano. E siamo ancora all’alba della sua storia, perché tra il 1973 e il 1974 riparte, non sazio della precedente esperienza, per il giro del mondo a vela. Un episodio che, conoscendolo, non potè che viverla in solitudine, attraversando le acque da Est verso Ovest. Un eroe per chi, come lui, preferisce chiudersi nelle proprie idee facendosi portare dal vento. Ma si è dimostrata una “tragedia” quella che nel 1978 ha visto Fogar il protagonista di un drammatico affondamento del suo Surprise nell’Atlantico del Sud, causato da un’orca marina. Rifugiatosi sulla zattera di salvataggio con l’amico e compagno di viaggio, il giornalista Mauro Mancini, vengono entrambi salvati da una nave greca dopo 74 giorni alla deriva. Mancini muore di polmonite un paio di giorni dopo. Una vita tra mare, ghiacci e deserto: perché proprio negli anni ottanta Ambrogio tenta di conquistare il Polo Nord a piedi, ovviamente non solo ma insieme al cane da slitta Armaduk. Un coraggio da vendere ma che, da quasi invincibile, lo rende quasi paralizzato. Fogar nel 1997 riesce a compiere il giro d’Italia in barca a vela, ma con una piccola particolarità: su una sedia a rotelle.
Grande forza e dignità con cui seppe affrontare la condizione di grave infermità. Ambrogio Fogar nella sua vita ha avuto queste due perle, al punto da essere nominato Commendatore della Repubblica Italiana e aver ricevuto sia la medaglia al valore del marinaio che la medaglia d’oro alla memoria, conferitagli nel 2015 dal Comune di Milano.