Doping: Maria Sharapova positiva al Meldonium
di Valerio Tripi
”Sono risultata positiva ad un controllo antidoping durante gli Australian open”. Ha spiazzato tutti con queste parole Maria Sharapova. La tennista russa a Los Angeles ha dato un annuncio che ha sconvolto gli appassionati della racchetta e i suoi tifosi in particolare. Positiva a un medicinale, il Meldonium, che dal primo gennaio di quest’anno è entrato a fare parte delle sostanze proibite dalla Wada. “Sono 10 anni che, su indicazione del mio medico prendo un prodotto contro il diabete, il Meldonium – dice la ventottenne russa – ma quella sostanza dalla fine di dicembre è stata inserita tra quelle proibite. Il 22 dicembre ho ricevuto una lettera dall’ITF nella quale figurava l’aggiornamento della lista dei farmaci con effetti dopanti, con un link a cui fare riferimento: purtroppo non l’ho guardato. La responsabilità è mia e non dei medici che me l’hanno prescritto perché si tratta del mio corpo. Ho deluso i miei fan, ho deluso lo sport. Non voglio chiudere così la mia carriera, spero che mi venga data un’ulteriore possibilità di giocare”.
Una carriera ricca di successi, quella di Maria Sharapova, che rischia di naufragare nel peggiore dei modi. Dall’annuncio della positività ad oggi, infatti, i sospetti sulla reale buonafede della russa son aumentati di momento in momento. Quasi tutti i suoi colleghi hanno chiaramente detto che deve essere squalificata e una dura presa di posizione è arrivata anche dalla Wada. “Il Meldonium – ha spiegato il presidente dell’agenzia mondiale antidoping, Craig Reedie – è stato aggiunto alla lista delle sostanze proibite perché è in grado di migliorare le prestazioni”.
In Italia, invece, fra squalifiche e non, si aspetta ancora la decisione del Tribunale Nazionale Antidoping nel processo ai 26 azzurri dell’atletica deferiti lo scorso dicembre per “eluso controllo” e “mancata reperibilità” nel monitoraggio antidoping. Il Tna, infatti, qualche tempo fa ha rinviato “a data da destinarsi” ogni pronunciamento definitivo per ascoltare altri testimoni in approfondimento istruttorio: nell’elenco dei testimoni figurano sette persone tra medici, tecnici, dirigenti ed ex dirigenti di Coni e Fidal (inclusa Renée Felton, madre e tecnico di Andrew Howe).
Un approfondimento di indagine che finirà per rinforzare o indebolire del tutto un’accusa che, evidentemente, così netta e ben preparata non lo è mai stata. In questa parte del procedimento sono coinvolti otto dei ventisei atleti che sono rimasti scottati dal sistema Wherabout, il programma di controllo antidoping del Coni, vale a dire Daniele Meucci, Fabrizio Donato, Daniele Greco, Ruggero Pertile, Andrew Howe, Silvia Salis, Anna Incerti e Andrea Lalli. Gli altri 18 atleti (fra cui Donati e Gibilisco), invece, sono stati convocati per le audizioni di rito il 22 marzo e il 19, 21 e 22 aprile.
A difendere la maggior parte degli atleti l’avvocato Giulia Bongiorno (nella foto in alto). “La Procura – ha detto l’avvocato – prima di portare questi ragazzi in processo come imputati avrebbe dovuto lavorare di più. I deferimenti sono stati fatti sulla base del nulla. Questo è un processo zoppo. Che parte da un’accusa pesante, ma in mano ha poco, e si basa evidentemente su una grande lacuna probatoria”.