Correva l’anno 1926… Quando a Mondello si realizzarono i green e le donne giocavano a golf
di Salvatore Brancati – Nel 1910 la società belga “Les Tranways De Palerme” siglò un contratto con il Regno d’Italia nel rispetto del piano regolatore del comune di Palermo, per la valorizzazione della borgata marinara di Mondello e dei terreni limitrofi.
Questo intervento, dai volumi epocali, prevedeva la costruzione di tante importanti infrastrutture sia a beneficio della cittadinanza, che a scopo immobiliare (come le villette) ed altre ancora a fini marcatamente turistici.
Alcune di queste opere furono realizzate (come lo stabilimento balnenare), altre purtroppo non video mai la luce, come il Kursaal o la Cattedrale…
Un’altra opera fu realizzata e sopravvisse solo per poco tempo, regalando però per i suoi brevi anni di vita, una luce di speranza per la valorizzazione della tanto amata Mondello.
Fu così infatti che nel 1926 la società belga “Les Tranways De Palerme” iniziò i lavori per un campo di golf. L’intento era nobile e futuristico: attirare i turisti anche nel corso del mite inverno isolano e destagionalizzare i flussi dei forestieri.
Fu il primo campo da golf in Sicilia e tra i primi in tutta Italia. Si estendeva per circa 30 ettari al posto di un uliveto e saliva dall’attuale Piazza Caboto sino ai terreni del Giusino, ai cancelli della Favorita, con tanto di tea-room e club house. Il percorso constava di 9 buche e aveva uno sviluppo di 2.727 metri.
Il circolo cessò la sua attività nel ‘40 con l’inizio della seconda guerra mondiale e nel ’43 fu occupato dal contingente americano, che vi installò un campo militare. Al termine del conflitto la concessione del terreno non venne rinnovata per inadempienza della società belga, e oggi di quel magnifico percorso non rimane più nulla.
La vivace Palermo degli anni trenta vide sorgere in prossimità della splendida spiaggia di Mondello il primo campo di golf di Sicilia che venne definito dai quotidiani del tempo “geniale attrattiva sportiva e mondana”.
Il gioco anglo-americano venne introdotto in Italia nel secolo XVIII dal conte d’Albany, ma i primi circoli del golf si diffusero soltanto al principio del novecento prima a Roma, Firenze, Venezia e Menaggio e successivamente in altre grandi città.
Mondello, che era oggetto di trasformazione da villaggio di pescatori in una località balneare, volle essere al passo coi tempi e porsi definitivamente all’attenzione del turismo di livello internazionale: fu così che nel 1926 iniziò i lavori per il suo campo di golf.
Il percorso voleva essere uno dei fiori all’occhiello della località turistica, i cui gestori, sollecitati dai tantissimi stranieri che frequentavano il capoluogo, avevano capito la necessità di destagionalizzare il turismo e creare delle attrattive per un pubblico più eterogeneo ed interessato sia alla natura, che alla cultura, ma anche alle diverse attività per socializzare.
Il golf era proprio questo: il catalizzatore formidabile di stampo anglo – americano per gli uomini d’affari che transitavano nel mediterraneo.
Era l’unico campo di golf a sud di Roma, il prossimo si trovava in Sud Africa. Palermo era un punto di transito irrinunciabile per ogni gentlemen in giro per il globo. Per l’impianto fu prescelto il rado uliveto che si estendeva sulla sinistra dell’ampia strada che dal cancello del Giusino, all’uscita della Favorita, raggiungeva la spiaggia. Era un dolce declivio in discesa, panoramico e con lo sguardo al paese a sinistra e all’azzurro mare difronte.
Nel 1927 il links (cioè il campo da golf in stile scozzese) era già pronto. Ricopriva un’area di circa 30 ettari e si articolava in doppie partenze, con addirittura una buca par 5 di oltre 490 metri che, partendo dall’alto, costeggiava l’attuale viale Margherita di Savoia fin oltre Piazza Caboto: una vera e propria chicca sportiva! Per non farsi mancare nulla, gli inglesi furono parte attiva ed interessata alla qualità del manto erboso e posero la massima attenzione sia al sistema di drenaggio delle acque reflue (per evitare ristagni di acque), che quello di irrigazione artificiale (proprio così, a Palermo nel 1926!), che la miscela delle essenze erbose. Queste, pazientemente selezionate attraverso anni di esperienza, resero uniforme e compatto il “fairway” su tutto il percorso. I green (le piazzuole d’arrivo delle buche), erano curate in modo particolare e venivano irrigate con sistema a pioggia che consentiva di mantenere sempre verde e morbido il tappeto erboso, periodicamente rasato dai giardinieri appositamente formati.
Il percorso di 9 buche aveva uno sviluppo di 2727 metri: nel ripeterlo per fare 18 buche, si prendeva la partenza da “tee-box” differenti che, variandone il tracciato, non ne rendevano monotona la ripetizione. Una piccola costruzione di stile arabo-normano fu appositamente progettata dall’architetto belga Francois per essere destinata a tea – room e piazzata proprio in mezzo al percorso.
La piccola costruzione rotondeggiante è ancora esistente all’interno di una proprietà privata e dista meno di cento metri in linea d’aria da Piazza Caboto. Il Circolo, infine, poteva vantare una bellissima ed attrezzata club house, costruita in stile con gli altri villini della zona.
L’edificio fa ancora bella mostra di se lungo il bordo destro di viale Margherita di Savoia ed è perfettamente mantenuto agli attuali proprietari. Sin dalla fase del suo primo impianto i lavori furono diretti da un golf-professional Mr. C.A.M. James, mentre un altro professional era sempre a disposizione dei giocatori per impartire loro le lezioni o per accompagnarli in giro, fornendo tutti gli accessori necessari.
Numerosi e abili ragazzi seguivano i giocatori, portando gli attrezzi: erano i caddy palermitani! Al golf-club erano affiliati i principali alberghi cittadini, che vi portavano gli americani e inglesi che a Palermo trascorrevano buona parte del nostro mite inverno.
La stagione del golf aveva inizio a dicembre e generalmente terminava a marzo.
Il Presidente del Sodalizio era il Principe di Petrulla, mentre il Conte Guido Airoldi (oltre che ottimo golfista) era anche uno tra i principali punti di riferimento di tutta l’attività sociale e sportiva, tanto da essere fregiato del titolo di “Captain of the Club”.
Erano gli anni in cui prendeva vita anche il Tennis Club nell’altro ingresso della Favorita, i Circoli velici erano punti d’incontro vicino il mare e gli uomini d’affari, in transito per l’Inghilterra e l’America dal Canale di Suez, si fermavano in Sicilia per ritemprarsi e stringere accordi commerciali.
Poi furono gli anni della guerra, durante i quali il turismo internazionale ebbe un completo arresto. Nel ’43 l’intera zona venne requisita e destinata ad accampamento americano; i verdi fairways, diligentemente curati per tanti anni, furono distrutti.
Al termine del conflitto sarebbe stato facile ripristinare l’impianto, ma ciò non avvenne. La concessione del terreno non fu rinnovata per le molteplici inadempienze della società belga “Les Tranways De Palerme” che cambiò denominazione nel 1933 (rimanendo di nazionalità belga) e la zona fu destinata alla speculazione edilizia. Ma questa è una nota triste storia intrisa di miopia, quando invece perfino gli amministratori di Palermo negli anni trenta erano consapevoli che per attirare turisti non erano sufficienti l’arte o il clima, ma che invece erano necessari molti altri elementi di cui la storia e le bellezze naturali sono le premesse, ma non l’unica attrattiva.