ISAF Youth World Sailing Championship: In Malesia pensando alle Olimpiadi di Berlino 1936

I retroscena dell’ennesimo caso di esclusione di atleti israeliani da parte di un comitato organizzatore che agisce sotto l’egida della World Sailing presieduta dall'italiano Carlo Croce. L’evidenza della decisione adottata per motivi politici mette in crisi il movimento. Sarà difficile accertare le responsabilità personali, ma l’unica certezza è che ad essere sconfitto è lo sport con i suoi nobili valori.

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di Valerio Tripi

Federazione internazionale di vela “World Sailing” nella bufera. Resta alto il livello delle polemiche dopo la mancata concessione del visto d’ingresso ai due atleti israeliani Yoav Omer e Noy Drihan e al loro allenatore Meir Yaniv in Malesia in occasione del quarantacinquesimo Youth Sailng World Championship che è in corso a Langkawi fino al 3 gennaio.

Nell’occhio del ciclone è finito il presidente della World Sailing Carlo Croce, che è passato rapidamente dall’accusa di scarso interesse per il caso, a corresponsabile di una situazione per certi versi anche peggiore di tragedie del passato: a Berlino alle Olimpiadi del 1936 il Terzo Reich dovette dimostrare al Comitato olimpico internazionale che gli ebrei non venivano esclusi a priori dalle squadre nazionali tedesche e alcuni vennero reintegrati, anche per scongiurare il boicottaggio delle altre delegazioni.

In questo caso, invece, l’esclusione di Israele è ormai un dato di fatto nella competizione che si avvia alla conclusione in Malesia e di recente ad Abu Dhabi ed in Oman per i mondiali di due delle dieci classi Olimpiche RS:X maschile e femminile. Una decisione già grave, quella adottata dal comitato organizzatore malese, aggravata ancora di più dalla condizione posta per concedere l’ingresso nel paese: rinunciare a simboli, colori e stemmi israeliani.

“Come è possibile – si chiede Vincenzo Baglione, presidente della classe Italiana Mistral con cui Alessandra Sensini ha vinto tre medaglie olimpiche – pensare che i due campioni del mondo israeliani, che rappresentano la loro nazione ed il loro popolo, rinuncino alla loro bandiera e al loro inno e accettino di gareggiare come atleti senza patria? Come è possibile che il presidente della federazione mondiale della vela Carlo Croce abbia consentito agli organizzatori di chiedere che si infrangessero le regole dell’ISAF che obbligano tutti i concorrenti a esporre sulle vele il simbolo e la bandiera della propria nazione? L’ISAF ha permesso agli organizzatori di imporre ai due concorrenti israeliani una violazione delle regole previste dal Comitato olimpico internazionale. Una scelta inaccettabile sotto tutti i punti di vista e a qualsiasi livello. Mi sarei aspettato, come tesserato per una Federazione sportiva che opera sotto l’egida del CIO, che il presidente dell’ISAF, che ne avrebbe il potere, avesse imposto il rispetto delle regole contro scelte scellerate degli organizzatori in violazione a quanto previsto secondo la Carta Olimpica”.

Ma quella che sembra solo una indifferenza da condannare, diventa una gravissima complicità se si riflette su alcuni punti della vicenda: il dato di fatto è che ai due campioni del mondo in carica Yoav Omer e Noy Drihan è stata negata la possibilità di difendere il proprio titolo da un paese, la Malesia, da lungo tempo schierata politicamente contro le scelte di Israele. Ma la federazione internazionale prevede che tutti i paesi membri in regola abbiano il diritto di iscrivere i propri atleti; il bando di regata che ha assegnato l’organizzazione alla Malesia, inoltre, è del dicembre 2014. Una precisazione temporale che da qui in avanti sarà fondamentale tenere a mente: la federazione internazionale era a conoscenza del caso del visto, dato che per tre mesi ha cercato di mediare fra le parti per dare il via libera all’organizzazione dei mondiali aperti a tutti, stato di Israele compreso. Da metà ottobre 2015 le richieste per il rilascio del visto sono state respinte più volte fino a quando il governo malese ha dettato delle condizioni oggettivamente penalizzanti per permettere ai due atleti di gareggiare: rinunciare ad esporre la bandiera; gareggiare in forma anonima; prendere solo voli indiretti via Singapore; divieto di esporre loghi o qualsiasi nome riconducibile a Israele; divieto di esecuzione dell’inno nazionale; divieto di fare acquisti se non attraverso persone non israeliane; divieto di comunicare con persone fuori dalla Malesia senza un mediatore; nessuna notizia sulla stampa circa la presenza della squadra israeliana in Malesia. La violazione di una sola di queste regole avrebbe determinato la cancellazione immediata dei visti d’ingresso.

Si parla di norme dettate da misure di sicurezza per un sentimento comune da parte della popolazione malese invece che di una scelta politica ben precisa volta a boicottare atleti israeliani: una giustificazione smentita dalle parole pronunciate dal ministro dello sport malese Khairy Jamaluddin in occasione della cerimonia di apertura del mondiale. “La federazione internazionale non ha detto nulla sulla nostra organizzazione – sono state le sue parole – perché conoscono benissimo la nostra politica. Tutti sono felici e contenti della nostra organizzazione. Non dipende da me la decisone di non concedere i visti, ma dal Consiglio dei Ministri del Governo malese in conformità con la politica estera della Malesia in base al quale il paese non ha relazioni diplomatiche con Israele”.

E la federazione internazionale? Ufficialmente dice di avere aperto un’inchiesta inviando il vicepresidente Chris Atkins. In realtà il viaggio era già previsto dal momento che il delegato avrebbe comunque assistito alla competizione. Inchieste di questo tipo finiscono con un nulla di fatto o l’esito di solito viene dichiarato “riservato”.

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in alto a destra il presidente dell’ISAF Carlo Croce ed il link al sito ufficiale dei Mondiale Youth in programma a Langkawi http://www.isafyouthworlds.com/home.php

Il presidente della federazione israeliana Amir Gill, intanto, minaccia azioni legali. La Malesia si dice al riparo da qualsiasi attacco e la federazione internazionale, l’unica che avrebbe potuto fare qualcosa, non ha mosso un dito. E invece avrebbe potuto togliere l’organizzazione dell’evento alla Malesia e assegnarla a un altro paese ospitante. Tutti sapevano, insomma, delle difficoltà nei rapporti fra Malesia e Israele, ma l’assegnazione dei Mondiali è stata fatta ugualmente. Se davvero l’inchiesta federale ottenesse risultati, la Malesia rischierebbe sanzioni gravi come il divieto di partecipare alle Olimpiadi del 2016. Sarà curioso vedere come la federazione mondiale gestirà un caso così evidente di discriminazione per motivi politici contro una squadra di vela giovanile. Sarà curioso vedere come il Presidente della World Sailing interverrà per i prossimi Mondiali Giovanili in programma in Oman dove, non dimentichiamo, agli israeliani è stato impedito di partecipare al mondiale di due classi Olimpiche RS:X Maschile e RS:X femminile.

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Inserito da Redazione 2 Gennaio 2016
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